La Sorgente di ACQUACALDA e l’ Acquedotto comunale

La costruzione del nuovo acquedotto permise di portare l’acqua dalle sorgenti sin quasi all’uscio delle case, grazie alla realizzazione di 9 fontane strategicamente collocate

La Sorgente di ACQUACALDA e l’ Acquedotto comunale
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Descrizione

LA SORGENTE DI ACQUACALDA

Secondo uno studio effettuato alla fine degli Anni Ottanta del Novecento, la portata media disponibile dell’acquedotto comunale di Olmo al Brembo è di 17,4 litri al secondo, di cui circa la metà provenienti dalla Sorgente di Acquacalda, o Acqua Calda.
È su questa scaturigine che infatti il Comune di Olmo al Brembo costruisce la sua idea di acquedotto pubblico a inizio Novecento. Dopo averla periziata e analizzata, la acquista nel 1910 dal proprietario del fondo in cui sgorga, Luigi Gennati, per 1.500 lire. L’atto di Vendita di sorgente, redatto “nella Trattoria Albergo della Salute”, comprende l’area occorrente alla costruzione della “presa d’acqua” e del serbatoio, in località Fergnone, e la “costituzione di servitù d’acquedotto sulla rimanente proprietà del venditore”.
Il singolare nome si deve al fenomeno che si crea d’inverno, quando le acque “fumano” perché più calde della temperatura dell’aria. Prima che la sorgente fosse captata, il fatto era ancora più evidente

Il primo acquedotto

Quando l’ingegnere Roberto Fuzier predispose il Progetto di Acquedotto Comunale, nel settembre del 1913, la contrada Portici, ovvero il capoluogo di Olmo al Brembo, era servita da “diverse piccole sorgenti” situate a monte della scuola e dell’Albergo della Salute, mentre le “altre due frazioni più importanti”, ossia Cugno di sotto e Malpasso, facevano “uso dell’acqua del Brembo”.
A fine 1916 l’opera era conclusa, tant’è che il 13 dicembre di quell’anno l’ormai ex proprietario della Sorgente di Acquacalda, Luigi Gennati, dichiara “di essere stato pienamente tacitato… di ogni pretesa per danni subiti” durante i lavori di formazione della camera di presa dell’acqua.
Mentre infuriava la Grande Guerra, Olmo si dotava dunque del primo acquedotto pubblico.

La rete idrica era alimentata da due sorgenti: quella “degli Aiali”, già di proprietà comunale, e quella “dell’Acqua Calda”, acquistata nel 1910. La prima, con portata “di litri 0,75 al minuto”, serviva la contrada Malpasso e alcune case sparse, per un totale di 216 abitanti, la seconda, con portata “media di litri 7½ al minuto”, il centro di Olmo, la frazione di Cugno e altre case sparse, per un totale di 500 abitanti. Le due reti idriche non erano collegate: quella di Malpasso, lunga complessivamente 560 m, si fermava al centro dell’omonima contrada, quella di Olmo e Cugno, lunga 2.140 m, seguiva la provinciale sino al Ponte vecchio di Cugno e poi risaliva alla frazione in sponda destra del Brembo. In tutto vennero posati 2.700 m di tubi, di diametro compreso tra 40 e 125 mm.
È interessante notare come il fabbisogno d’acqua potabile stimato al tempo, pari a “litri 80 al giorno” pro capite, corrisponda a meno di 1/3 dei 262 litri che attualmente ciascun cittadino lombardo consuma ogni giorno.

Fontane e fontanelle

La costruzione del nuovo acquedotto permise di portare l’acqua dalle sorgenti sin quasi all’uscio delle case, grazie alla realizzazione di 9 fontane strategicamente collocate12. La rete della sorgente Aiali ne alimentava 1, a Malpasso, quella di Acquacalda 8, tra le vicinanze della sorgente e la frazione Cugno

manufatti erano di due tipi: quello più grande, denominato “fontana”, prevedeva una colonna ornata da una testa di leone in corrispondenza del “bocchettone in ottone” e tre vasche, di cui le due laterali “ad uso abbeveratoi”.

Il tipo più semplice, detto “fontanella”, era invece “in ghisa”.
Alcune di queste fontane sono ancor’oggi presenti in paese, seppur modificate e riattate. Quella che originariamente zampillava nella “piazzetta di Olmo” è stata ricollocata qui, facendo così memoria di un’altra fontana, quella con “abbeveratoio in cemento” (dunque un terzo tipo di manufatto), che sorgeva presso il bivio della mulattiera per Acquacalda.

Qualcosa inizia, qualcosa finisce

La captazione delle due sorgenti olmesi avviò un nuovo modo di godere dell’acqua, assai più agevole di prima, ma segnò anche la fine di alcune forme d’uso, talvolta antiche.
Dalle carte d’archivio emergono due vicende meritevoli di nota: l’acquisto, per 1.250 lire, della “servitù attiva di deflusso” delle acque sorgentizie di Acquacalda, che alimentavano il “molino da grano” di Regazzoni Andrea, posto presso lo sbocco della valletta omonima, alla destra del Brembo, e la rivendicazione della famiglia Paroncini di Malpasso dei diritti sulla “sorgiva d’acqua”, che “da tempo remoto” sfruttava per l’abbeverata del bestiame e “gli usi di cascina”15. Il mugnaio perse dunque la sua fondamentale dote, l’acqua16, mentre i Paroncini vennero risarciti con la costruzione di una fontana con abbeveratoio poco a valle della presa.

L’acquedotto comunale oggi

Nel corso di oltre un secolo la rete acquedottistica di Olmo al Brembo si è dovuta adeguare alle sempre maggiori richieste di acqua potabile. Questo ha comportato anche modifiche all’originaria rete, compresa quella che ha portato la piccola Sorgente degli Aiali a servire solo la frazione di Cigadola. La porzione settentrionale del territorio comunale è oggi raggiunta dalla rete della Sorgente della Corna dei Dardi, captata negli Anni Settanta, che con un secondo ramo serve la parte sudorientale del paese e alimenta il bacino di Frola, ove si raccolgono pure le acque della Sorgente di Pugna dentro.
Questa venne captata negli Anni Ottanta per potenziare l’accumulo di Frola e servire alcune utenze della porzione occidentale. Lo sviluppo delle tubazioni è così salito a circa 15.110 metri, più del quintuplo di quello iniziale.

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Ultimo aggiornamento: 3 aprile 2025, 11:01

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